D o s s i e r
D o s s i e r
Comunicato Adkronos sulla dichiarazione della Federazione Nazionale della Stampa Italiana a proposito del sequestro del server
Roma, 1 lug. (Adnkronos) - La Federazione nazionale della stampa italiana interviene nel caso del sequestro del server bolognese di ''Isole nella Rete'', il sito internet che ospita realta' informative ''antagoniste''. Il sequestro, deciso dalla procura di Vicenza sabato scorso, e' definito dalla Fnsi ''un fatto grave e un precedente pericoloso''. A quanto sembra, scrive la federazione, la procura ''si e' mossa dopo una denuncia per diffamazione da collegarsi ad un volantino riportato in uno dei tanti spazi messi a disposizione degli utenti del sito''.
"LE ISOLE" ISOLATE DALLA RETE
Il manifesto, 30 giugno 1998 - Franco Carlini
Per la prima volta in Italia, le norme di vigilanza applicate alla carta stampata sono state trasferite alle reti telematiche. Parte offesa l'agenzia di di viaggi Turban Italia, parte lesa "Isole nella Rete": dopo la cancellazione del messaggio il sequestro del "server". Fine trasmissione.
Da tempo la polizia di stato ha messo all'opera un po' di esperti perchè imparino tutto delle reti di computer e le controllino adeguatamente: si chiama prevenzione dei reati. Un tempo schedavano i volantini, ora le pagine Web. Sono giovani preparati e svegli, quindi èdel tutto impossibile credere che, di fronte all'ordine del magistrato di Vicenza di far cessare un reato di "diffamazione continuat", non siano stati capaci di fare altro che staccare la spina del computer. Qualora il capo della polizia avesse bisogno di consulenza, i redattori di queste pagine sono disponibili a spiegare (gratuitamente) come si fa: si va sull'indirizzo incriminato utilizzando un "programma di navigazione", lo si copia su di un fogliettino, e poi, usciti da Internet, si raggiunge quella singola pagina, directory dopo directory; su di essa infine si opera con il tasto "delete", talora chiamato "cancel" o "elimina". Tutto lì, cinque minuti di lavoro. Per come èstata condotta, invece, l'operazione contro "Isole nella Rete" è scorretta, abusiva e illegale. Infatti crea un danno superiore al "male" che si voleva combattere: è come se si chiudesse una città a tempo indeterminato per trovare un ladro di motorini. Un avvocato combattivo come l'onorevole Gaetano Pecorella (Forza Italia) certo non mancherà di farsi vivo con i danneggiati per offrire gratuitamente i suoi servigi e per denunciare l'abuso dei poliziotti di Bologna. Nell'occasione dimostrerà che lui è sempre dalla parte dei più deboli, anche quando non sono imputati di Tangentopoli. Per parte sua il ministro Napolitano, volendo rendere evidente che anche gli ex comunisti hanno a cuore la libertà di espressione, aprirà un'inchiesta e certo rimuoverà qualcuno. Sicuramente darà ordini precisi perchè nel futuro non si blocchino centinaia di pubblicazioni in un colpo solo. E poco importa se si tratta di un episodio "minore": èdalle piccole cose che si vede la civiltà delle forze dell'ordine. L'episodio segnala una tendenza oramai diffusa e molto preoccupante: le cose che avvengono in rete sono guardate con particolare sospetto e si sta creando una sorta di legislazione di fatto che punisce più pesantemente ciò che avviene sull'Internet, rispetto a identiche fattispecie di reato che si svolgano nella Real Life, nella "vita reale". In Italia come in altri paesi arretrati culturalmente e tecnologicamente, governi e polizie vedono con particolare sospetto tutta questa circolazione di idee non uffciali, non stampate, non "proprietarie". Vale per i paesi islamici, per la Cina, per il Vietnam. Ma punte di stupida repressione sono emerse di recente anche in Germania, sempre grazie a giudici dell'altro secolo. Il magistrato di Vicenza sembra completamente all'intemo di questa cultura: eppure sarà stato giovane studente anche lui e i suoi professori di diritto gli avranno spiegato come la libertà di espressione sia addirittura uno dei fondamenti della democrazia occidentale. Perciò ogni atto che la deprime, anche se esercitato a tutela di altri beni importanti come la reputazione di una persona (o di un'agenzia di viaggi) va praticato con equilibrio e saggezza. In questo caso non c'è stato nulla di tutto ciò e ci sarà da ridere al processo, quando anche la diffamazione risultasse inesistente. Nell'attesa: niente posta per centinaia di persone, niente riviste nè gruppi di discussione. Pagheranno i danni il magistrato di Venezia e il ministro degli Interni? Quanto alla agenzia di viaggi Turban Italia, l'invito a non utilizzare i suoi "servizi" per andare in Turchia può essere solo rilanciato, questa volta a difesa della libertà di comunicazione: dei curdi, dei turchi e degli italiani.
Sequestro digitale
IL CASO "ISOLE NELLA RETE"
Il manifesto, 30 giugno 1998 - Benedetto Vecchi
Il magistrato di Vicenza che ha chiesto il sequestro del computer che gestisce l'archivio, lo scambio di messaggi e il traffico della rete telematica "Isole nella rete" non sapeva che la sua ordinanza avrebbe aperto un caso nella giurisprudenza italiana. Intervenuto dopo un esposto della società Turban Italia, Paolo Pecori (questo il nome del magistrato) ha applicato alla lettera gli articoli del codice civile che regolano la diffamazione e la querela, chiedendo, come avviene per i libri o le riviste, il ritiro dalla circolazione del messaggio "incriminato". La querelle tra "Isole nella rete" e Turban Italia ebbe inizio lo scorso inverno, quando alcune associazioni di solidarietà con il popolo curdo lanciarono una campagna di boicottaggio contro il turismo in Turchia. In un messaggio che riprendeva un intervento apparso su questo giornale e indirizzato a una lista di discussione pubblica ospitata da "Isole nella rete" la Turban Italia, specializzata in viaggi per la Turchia, veniva indicata come una società "ai cui affari èinteressata l'ex-premier Tansu Ciller, ispiratrice degli squadroni della morte, attivamente operanti nel paese per colpire oppositori e esponenti di spicco delle organizzazioni curde. Immediata la risposta della Turban Italia, che con un esposto magistratura chiese il subitaneo sequestro del messaggio. Da allora la parola passò ai rappresentanti legali della rete telematica e dell'azienda turistica, che si incontrarono e raggiunsero un accordo: il messaggio rimase e la Turban Italia replicò. Ma sabato scorso la polizia postale si èpresentata nella sede della società bolognese Ds Logics, che ospita il computer di "Isole nella rete" e ne ha ordinato il sequestro. A poco sono servite le richieste dei gestori della rete telematica di limitare l'applicazione alla cancellazione del messaggio, specificando che il sequestro del computer avrebbe impedito il normale funzionamento di Isole nella rete. Né èservita la richiesta di dissequestro del server (così viene chiamato il computer che gestisce una rete telematica) avanzata dal rappresentante legale della rete. La risposta che ha avuto, non direttamente dal magistrato, assente per motivi di lavoro, ma da un sua sostituto, èche "tutto èpossibile, basta presentare istanza di dissequestro". La querelle messa in moto dal seuestro pone, tuttavia, un altro piccolo problema, finora assente dalle controversie legali riguardanti la comunicazione elettronica. Infatti, un conto èchiedere il ritiro di un libro o di una rivista, altroè ottenere la cancellazione di un dato da un computer sequestrando quest'ultimo e impedendo così a una rete telematica di funzionare. Ma questo èun caso che si insinua in un mondo, quello delle tecnologie digitali e della caotica Internet, dove gli aspetti tecnici si confondono sempre con quelli attinenti più propriamente alla comunicazione. Nella sede milanese di Isole nella rete, alla cui esperienza partecipa anche chi scrive - il clima è, come si dice in questo casi, tranquillo. Il responsabile tecnico, nonchè presidente, Sandrino e sempre al telefono spiegando pazientemente perchè la home page della rete telamatica sia ospitata dal sito del gruppo Strano network (http://strano.net/news), anche se non nasconde il disappunto per il fatto che le attività su Internet di gruppi come quello della Lega di lotta all'Aids o dei gruppi sui diritti civili nel cyberspazio sono state bloccate. Ovviamente, si consulta con gli altri "nodi" della rete telematica sul che fare. La priorità èdi rimettere in piedi Isole nella rete. Nata alcune anni fa; quando gran parte delle gloriose "bacheche elettroniche" indipendenti italiane dedsero di fare il gran salto su Internet, Isole nella rete fu battezzata così prendendo a prestito l'omonimo titolo di un romanzo dello scrittore di fantascienza Bruce Sterling, gran guru del cyberpunk, di cui il nucleo originario apprezzava la suggestione derivata da un gruppo di realtà indipendenti tra loro, ma federate nel comune intento di offrire uno spazio "libero" alla discussione, senza vincolo alcuno. Le pagine che ormai compongono il variegato arcipelago di "Isole nella rete" sono diverse centinaia, mentre i linkage ad altri siti sono migliaia, al punto che èmaturata la convinzione di fare un altro salto nel buio: allargare l'arcipelago a tutte le realtà indipendenti e "antagoniste", senza che nessuno rinunci alla propria identità, come si può leggere nei messaggi seguiti all'incontro di Hack-it della telematica alternativa, avvenuto a Firenze alcune settimane fa. Anche se il termine alternativo viene considerato troppo abusato e insufficiente per descrivere una realtà che orgogliosamente rivendica competenza tecnica e un ordine del discorso sofisticato sulla società digitale. Il che significa essere usciti, come spesso viene indicato dai mass-media, da una condizione marginale o sotto-culturale. Per Isole nella rete, come anche per gli altri gruppi antagonisti, il discorso è, semmai, quello di usare l'esperienza acquisita nel campo della comunicazione per scalfire l'universo omologato dei mass-media, di cui hanno appreso bene il funzionamente e le regole. E per questo sfruttarle, ma per costruire, come recita il loro logo di presentazione, una comunicazione libera e autonoma dai centri di potere dell'informazione.
NAVIGANTI ARRABBIATI PER IL SITO SEQUESTRATO
Un "caso" giuridico infiamma Internet
Il Giornale di Vicenza , 30 giugno 1998
"BASTAVA RIMUOVERE LA PAGINA OFFENSIVA" AFFERMANO ALCUNI. PER ALTRI E' IN PERICOLO LA LIBERTA' D'INFORMARE.
La Procura della Pretura fa sequestrare il computer del sito internet dell'associazione no-profit "Isole nella Rete" e scoppia la polemica che coinvolge l'universo dei navigatori elettronici.
Un'agenzia con la propria denuncia ha fatto scomparire non solo il messaggio diffamatorio che invitava a boicottare i suoi viaggi organizzati
in Turchia, ma indirettamente ha spinto il PM ad adottare un provvedimento estremo come quello del sequestro del "server" (computer centrale). Era inevitabile che le reazioni fossero forti, tant'e' che qualcuno e' arrivato a parlare di un "grave attentato alla liberta' d'informazione". C'e' chi, invece, si e' limitato a sostenere che quello della magistratura di Vicenza e' un decreto "tecnicamente inutile", perche' si e' andati a colpire il tutto - cioe' il server - quando bastava rimuovere il messaggio incriminato trasferendolo a un indirizzo non accessibile, e lasciare a quello precedente la comunicazione del sequestro preventivo della Procura Circondariale di Vicenza. Questo pero' non e' accaduto, e sabato scorso alle 10.30 la Polizia Postale di Bologna si e' presentata nella sede della "DSLogic s.r.l.", il provider, (colui che permette agli utenti di accedere a Internet), che ospita il computer dato in una locazione all'Associazione senza scopo di lucro Isole nella Rete. La macchina e' stata sigillata ma con la chiusura del cosiddetto spazio web oltre un centinaio di associazioni, che non c'entravano nulla con la diffamazione, sono state tagliate fuori dalla comunicazione elettronica.
"In questo modo - ha spiegato l'avvocato Luca De Grazia, vicepresidentedell'ALCEI (Associazione per la Liberta' della Comunicazione Elettronica Interattiva) - e' stato interrotto lo scambio di posta di numerose mailing list, con un precedente che suscita molte perplessita'. Voglio dire, che avrei ritenuto giusto il sequestro qualora la macchina, cioe' il server, fosse stato rubato; in questo caso e' invece non solo inaccettabile, ma del tutto inutile dato che sospende semplici informazioni, oltre a essere un atto gravemente lesivo dei diritti fondamentali della persona". Serve un passo indietro per comprendere la presunta diffamazione. A partire da gennaio e' comparso in rete il messaggio, a firma del Collettivo Spartakus di estrema sinistra con sede a Vicenza (ecco spiegata la competenza nostrana), che parlando della solidarieta' al popolo kurdo, invitava a boicottare il turismo greco organizzato dall'agenzia di viaggi "Turban Italia srl". Perche' tanta acredine nei suoi confronti? Perche' la "Turban Italia" veniva ritenuta coinvolta negli interessi economici dell'ex primo ministro turco, Tansu Ciller, indicata nel testo sequestrato dal Dott. Pecori come ispiratrice degli squadroni della morte contro gli oppositori.
A questo punto l'agenzia viaggi si e' rivolta al PM che ha ordinato alla polizia giudiziaria di apporre i sigilli a Bologna. "Ripeto - ha aggiunto l'avvocato De Grazia - sono preoccupato, sorpreso ed indignato, e come me lo sono coloro che navigano in Internet, per un provvedimento abnorme rispetto alla necessita' di bloccare la presunta diffamazione. Perche' il magistrato non ha ritenuto sufficiente la rimozione cautelativa del messaggio del sito? C'e' di piu', in questo modo si tenta di introdurre in maniera surrettizia il concetto di responsabilita' oggettiva del provider". Adesso la parola passa al Tribunale del Riesame di Vicenza, che dovra' pronunciarsi sulla richiesta di dissequestro che sara' presentata a giorni. Al di la' del fatto specifico, e' comunque scoppiato un caso giuridico. L'era di Internet porta con se' una serie di problematiche giuridiche fino a qualche tempo fa impensabili: i reati commessi col mezzo elettronico
Oscurate 15 mila pagine del sito dopo una querela per diffamazione da parte di un'agenzia di viaggi
La repubblica, 29 giugno 1998
Un giudice mette i sigilli al server "Isole nella rete"
La reazione: "Quel pm non sa di cosa si sta occupando"
di Annalisa Usai
ROMA - Domanda: che cosa deve fare un giudice che trova in un sito Internet frasi o concetti ritenuti ingiuriosi? Prima strada (logica e di buon senso, oltre che giuridicamente ineccepibile): ordinare ai responsabili del sito di eliminarli. Seconda strada (grave, autoritaria, nonché giuridicamnte discutibile): chiamare la polizia postale e far mettere i sigilli al server. Come dire: per controllare una voce, si tappa la bocca a tutti.
E' accaduto a Bologna, al server del sito "Isole nella rete", associazione non profit che ospita circa 15 mila pagine web di impegno sociale e di militanza pacifista, chiuso con un'ordinanza urgente di un pm di Vicenza, che, in un colpo solo, il 27 giugno ha lasciato senza voce: la Lila, l'ASIcuba, il Telefono Viola, "Ya basta", 40 centri sociali, le radio "Onda d'Urto", "Black Out", "Sherwood", le riviste ".Zip", "Necron", "BandieraRossa", "Freedom Press", i gruppi musicali 99 posse, Sunscape, Electra, Petra Mescal, la mailing list di solidarietà con il Chiapas, quella di informazione e discussione sui nuovi diritti nell'era informatica, quella delle comunità gay italiane e le caselle postali di centinaia di utenti. Tutto spento. L'indirizzo www.ecn.org non risponde più alla chiamata.
La storia comincia alla fine di aprile, quando l'agenzia di viaggi Turban Italia Srl di Milano presenta una querela per diffamazione contro il sito "Isole nella rete" perché il 16 gennaio nelle sue pagine web era apparso un messaggio dal titolo "Solidarietà al popolo kurdo - Boicottiamo il turismo in Turchia", a firma del Collettvo Spartakus, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, sezione di Vicenza. "Ogni lira data al regime turco con il turismo èuna pallottola in più contro i partigiani, le donne, i bambini kurdi", scriveva il Collettivo Spartakus. Poi il riferimento diretto all'agenzia turistica: "L'invito della Turban Italia ai tour e soggiorni al mare nella Turchia è decisamente un pugno nello stomaco (...) i paradisi turistici decantati da Turban Italia sono soltanto oasi blindate (...) èrisaputo che agli affari della Turban è direttamente interessata l'ex premier Ciller, ispiratrice degli squadroni della morte che hanno provocato la morte di centinaia di oppositori, kurdi e turchi".
La Turban Italia, come èlegittimo, non gradisce questi concetti: li ritiene lesivi della sua immagine e, giustamente, chiede al magistrato che quel messaggio venga cancellato. E il procuratore della Repubblica di Vicenza, Paolo Pecori, cosa fa? Invece di ordinare la soppressione di quel testo, firma un ordine, urgente, di oscuramento del sito. "Per impedire ulteriori danni alla querelante società Turban Italia danneggiata giorno per giorno dalle frasi leggibili sul sito web", scrive nell'ordinanza."Eravamo disponibili a togliere il messaggio, ma il magistrato ha giudicato i tempi tecnici necessari troppo lunghi", spiega Sandro Moretti, presidente dell'associazione "Isole nella rete". "Eravamo anche disponibili a pubblicare un comunicato della Turban. Eravamo in trattativa, ma il provvedimento del magistrato ha mandato tutto verso un'altra direzione". La conclusione che Moretti trae dall'intera vicenda èmolto lineare: la nostra legislazione èincongrua, e gli organi giudiziari sono incompetenti ad affrontare i nuovi strumenti della comunicazione digitale. Al punto da poter tranquillamente affermare: "Credo che il magistrato non sappia di che cosa si sta occupando"
I responsabili di "Isole nella rete" si preparano quindi a dare battaglia. Intanto hanno chiesto ospitalità a Geocities e a Strano.net, dove hanno pubblicato immediatamente la loro nota di protesta. E promettono che già da domani il server avrà un nuovo indirizzo. "Questo gravissimo attentato alla libertà di espressione non sarà sufficiente a metterci a tacere", dicono in un comunicato. Ed ècerto che nella loro protesta non saranno soli.
"Preoccupazione, sorpresa e indignazione": questo il messaggio di solidarietà che arriva da Alcei, l'Associazione per la libertà della comunicazione elettronica. "Il sequestro di un computer potrebbe essere ammissibile se si trattasse di una macchina rubata", spiega l'avvocato Luca De Grazia, vicepresidente di Alcei. "Ma se si tratta di informazione èinaccettabile e inutile, èun atto gravemente lesivo dei diritti fondamentali della persona". Sarebbe bastato chiedere la rimozione cautelativa del messaggio dal sito, continua l'avvocato, "ma l'atto del magistrato èun chiaro tentativo di introdurre surrettiziamente il concetto di responsabilità oggettiva del provider".
Cancellate 15mila pagine
LA GUERRA CURDA FA ALTRE "VITTIME": SU INTERNET
articolo di Enrico Favanna, Il Giorno 28-6-98
PASTICCIACCIO turistico-giudiziario su Internet. La Turban Italia, touroperator milanese leader nei viaggi in Turchia, scopre che in un sito web compare una frase che uccusa indirettamente l'azienda di complicita' nel genocidio del popolo curdo. Come? Collegando la Turban all'ex premier turco Tansu Ciller, la lady di ferro uccusata nel testo di aver ispirato gli "squadroni della morte", i Lupi Grigi, che tante vittime hanno fatto tra intellettuali e sostenitori della causa curda. La frase e' contenuta in un messaggio, sintetizzabile cosi: "Boicottiamo il turismo in Turchia, per non armare ulteriormente un esercito che fa strage di curdi", messo in circolo da "Isole nella rete", un'associazione milanese.
SPORGE QUERELA La Turban e, su mandato di un pm di Vicenza, La polizia postale di Bologna mette sotto sequestro il sito meb. Ma, forse nella fretta, secondo la denuncia di "Isole nella rete" il provvedimento chiude un intero servizio Internet, oscurando oltre un centinaio di associazioni e centri sociali, gruppi musicali e radio, tra cui la Lila, il Telefono Viola, Ya Basta, i 99 Posse...
NELLA GUERRA dimenticata tra la Turchia e il Pkk (il movimento di lotta curdo), stavolta sono andate in fumo 15mila pagine virtuali, e anche il lavoro di molti. "Ma soprattutto la liberta' di espressione", dice Sandro Moretti, presidente di "Isole nella rete".
SOTTO SEQUESTRO UN SITO INTERNET
PER UN MESSAGGIO ANTI-TURCO
La Repubblica 28-6-98
MILANO - Primo sequestrop di un sito Web italiano su Internet. Lo ha "sigillato" ieri la polizia postale di Bologna all'associazione Milanese "Isole nella Rete".
Il provvedimento èstato disposto dalla pretura di Vicenza, ed èstato deciso dopo una querela per diffamazione presentata dall'agenzia di viaggi Turban Italia di Milano. Secondo l'accusa, attraverso il sito, sarebbe stato diffuso un messaggio intitolato "solidarietà al popolo kurdo - Boicottiamo il turismo in Turchia" in cui comparirebbe una frase che collega alla Turban l'ex premier turca Tansu Ciller, accusata di essere ispiratrice degli squadroni della morte contro gli oppositori.
"Isole nella rete" ha denunciato la gravità del sequestro "poichè non si èlimitato alla rimozione del messaggio, ma ha chiuso l'intero servizio Internet, oscurando lo spazio Web di oltre un centinaio di associazioni, centri sociali, radio autogestite, tra le quali la Lila, Telefono Viola, Ya Basta, Radio Sherwood, 99 Posse. Ci tocca constatare l'incongruenza della legislazione vigente con i nuovi strumenti di comunicazione digitale".
BOLOGNA, LA POLIZIA ZITTISCE I CENTRO SOCIALI
Il manifesto 28-6-98
Un brutto risveglio per l'amministratore delegato della Ds Logics, una società bolognese di informatica che "ospita" gli archivi, i programmi e i gruppi di discussione di Isole nella Rete, la rete telematica italiana legata ai centri sociali non solo presente su Internet.
Ieri mattina, infatti, due ispettori della polizia postale si sono presentati nella sede della Ds Logics e hanno chiesto il sequestro del computer in base a uno esposto della TurbanItalia, una azienda turistica specializzata in viaggi per la Turchia. Oggetto un messaggio, comparso il 15 gennaio di quest'anno, in cui la TurbanItalia era indicata come una societa "ai cui affari èinteressata l'ex premier Ciller, ispiratrice degli squadroni della morte". Immediata la risposta legale della TurbanItalia, che richiese subito il ritiro del messaggio che, come specificarono i responsabili di Isole nella rete, era all'interno di una campagna di boicottaggio del turismo in Turchia promossa da alcune asso ciazioni di solidarietà con il popolo kurdo e che non èloro consuetudine mettere il naso nei contenuti dei messaggi, il cui contenuto "politico" - la denuncia della repressione del popolo kurdo - era condiviso.
Tra incontri e scambi di lettere alla fine sembrava che l'accordo tra la rete telematica e la societa turistica fosse raggiunto: il messaggio rimaneva e la TurbanItalia replicava. Ma ieri la polizia postale ha però chiesto il sequestro del server (il computer e il software per la gestione del "traffico" telematico).
SEQUESTRATO SITO INTERNET PER MESSAGGIO SU AGENZIA TURCA
ANSA 27-6-98
BOLOGNA, 27 GIU - La polizia postale di Bologna ha posto sotto sequestro il sito web affittato dall' associazione milanese ''Isole nella rete'' presso la Ds Logics Srl, un provider Internet bolognese. Il provvedimento preventivo e' stato disposto dal procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Vicenza, Paolo Pecori, in
seguito a una querela per diffamazione presentata dall' agenzia di viaggi Turban Italia srl di Milano. Secondo l' accusa, attraverso il sito sarebbe stato diffuso un messaggio intitolato ''solidarieta' al popolo kurdo-Boicottiamo il turismo in Turchia'', in cui comparirebbe una frase che collega alla Turban l' ex premier turca Tansu Ciller, accusata nel testo di essere ispiratrice degli squadroni della morte contro gli oppositori. Il messaggio invita a boicottare i tour proposti dalla Turban. ''Isole nella rete'', cliente della Ds. Logics Srl, ha denunciato l' ''estrema gravita''' del sequestro, ''poiche' non si e' limitato alla rimozione del messaggio incriminato, ma ha chiuso l'intero servizio Internet, oscurando lo spazio web di oltre un centinaio di associazioni, centri sociali, radio autogestite, tra le quali Lila, Telefono Viola, Ya basta, Radio Sherwood, 99 Posse''. ''Ci tocca constatare di nuovo - ha scritto 'Isole nella rete' - l' incongruenza della legislazione vigente con i nuovi strumenti della comunicazione digitale e l' incompetenza degli organi giudiziari''. 27-GIU-98 19:18